E’ l’alba del 13 maggio 2025 quando mi sveglio ed il primo pensiero corre velocemente indietro di un anno, al giorno in cui il mio Iron Tour finiva all’ interno di una sala operatoria.
Ripasso quindi i buoni propositi che animeranno la mia avventura dei giorni successivi e memorizzo nuovamente l’ unico obbiettivo: divertirmi senza correre rischi inutili.
Carico i bagagli sul furgone e passo a prendere il mio amico e compagno di squadra Roberto Ria, che mi affiancherà in questa nuova avventura durante la quale saremo i portacolori della gloriosa Livorno Triathlon.

In questa edizione il Tour si articolerà su cinque gare in altrettanti giorni, tutte con distanza sprint, e come sempre toccherà alcune tra le più belle località dell’ isola d’Elba: Lacona, Marciana Marina, Cavo, Portoferraio e Capoliveri.
Arriviamo al porto di Piombino e nascondo Roberto nel furgone per risparmiare un biglietto.
Tutto fila liscio, compresa la traversata con mare calmo, dove cogliamo l’ occasione per socializzare mediante gesti e suoni gutturali di vario genere con altri atleti provenienti dalla Germania.
Sbarchiamo a Portoferraio e in mezz’ora arriviamo alla nostra residenza di san Piero, una casetta molto carina su due livelli: Roberto decide che io dormirò in mansarda, per cui passerò le successive cinque notti piegato in due come una graziella e starò comodo solo la mattina mentre faccio la cacca e la notte mentre dormo, ammesso che non mi svegli di soprassalto e picchi la testa nel soffitto.
Il giorno dopo, mercoledì 14 maggio, inizia l’ Iron tour con la prima tappa di Lacona. Gli iscritti alle cinque gare sono circa novanta tra donne e uomini. Le categorie più nutrite come numero di iscritti sono chiaramente la M3 e la M4, ma questo rappresenta un ulteriore stimolo anche per la curiosità di confrontarsi con atleti stranieri, in gran parte tedeschi e francesi, nonché con i sempre presenti forti rappresentanti di alcune società del nord Italia.

Tra i partecipanti ci sono anche i nostri amici e concittadini Mosè Vannelli e Francesco Balestrini, entrambi M3 come Roberto ed esponenti dei cugini di Livorno Aquatics insieme ad Alessandra Muzi e alla estemporanea presenza del nostro amico Simone Garzelli, il quale dopo una gara gagliarda tornerà ai suoi impegni lavorativi a Livorno.

Le condizioni meteo si manterranno ottimali per tutta la settimana, quindi sole, assenza di vento e mare perfetto per nuotare, ma soprattutto strade sicure per lo svolgimento delle frazioni di bici che sull’isola sono già piuttosto impegnative a livello di altimetria.
Comunque la gara di Lacona, la più semplice vista l’ assenza di salite impegnative sia in bici che a corsa, si svolge senza particolari degni di nota e mi vede, prima ed ultima volta in questa edizione, salire sul terzo gradino del podio di categoria dietro al forte Zinato che poi le vincerà tutte, e ad un certo Chané, francese del Nizza triathlon.
A podio anche Roberto e gli altri.
Il giorno successivo tocca allo sprint di Marciana Marina e qui la cosa inizia a farsi subito seria, in quanto la frazione di bici ci vedrà partire dalla zona cambio sul lungomare per avviarsi immediatamente sulla salita verso Marciana Alta e, dopo un breve tratto vallonato affrontare un’ altra impervia salita nel bosco di castagni, ma soprattutto una discesa veramente impegnativa e pericolosa che ci riporterà in picchiata a livello del mare.

Ecco che lungo questa discesa emergono le mie attuali difficoltà ed ho l’ immediata percezione che in questa e nelle prossime tappe sarà per me molto difficile confermarsi sul podio, visto che vengo giù a velocità di crociera attaccato ai freni e vengo superato da una trentina di concorrenti. Trovo del positivo nel fatto che nelle ultime curve sorrido e fischietto, segno che sto riuscendo a mantenere i buoni propositi della vigilia, oppure di una prematura demenza senile.
Al contrario, Roberto è un rullo compressore sia in salita che in discesa e sembra che si diverta come un bimbo ad uscire dall’ acqua nelle ultime posizioni e poi a superare quasi tutti nelle altre due frazioni, tant’è che torna sul podio e soprattutto arriva intorno al decimo posto assoluto, cosa che si ripeterà per tutta la settimana. Io arrivo quarto ma sinceramente sono soddisfatto.
Il giorno dopo tocca a Cavo e qui mi trovo per davvero ad affrontare i fantasmi dell’ anno scorso, visto che proprio questo fu lo scenario della musata.
Fortunatamente a questo giro l’ organizzazione decide di cambiare il percorso della bici, per cui andiamo da Cavo a Rio Marina dove è collocato il giro di boa, per poi tornare indietro per la stessa via. La corsa sarà molto impegnativa, vista la presenza di un paio di salite brevi ma toste e di numerosi rilanci lungo un giro da ripetere tre volte.
Mentre sono in prima linea sulla battigia scoscesa della spiaggia ciottolosa di Cavo, davanti ad un mare piuttosto mosso, in attesa del fischio di partenza del primo giudice di gara, incazzatissimo perché per tenerci a bada si è bagnato le scarpe, a più riprese mi si piazza davanti un concorrente che riconosco come mediocre nuotatore, oltretutto zoppo a causa di un dichiarato problema al flessore e evidentemente dotato di piante dei piedi non avvezze allo scoglio. Mi sposto e lui mi torna davanti, per tre o quattro volte.

In quel momento, con Alfonso che urla incazzato nero con le scarpe bagnate, l’adrenalina in circolo da un quarto d’ora, la muta che ti strizza le palle, la gente che sgomita, gli occhialini che iniziano ad appannarsi e maremma cane non vedo già più la prima boa, i piedi diacci stecchiti e questo coglionazzo che continua a mettermisi davanti, l’ unico pensiero intelligente che mi ricordo è: “Ma che cazzo sto facendo qui ??”
Fatto sta che fra un urlo e un altro Alfonso fischia, io parto e dopo un paio di sgomitate mi avvio verso la boa. Esco dall’ acqua come sempre intorno alla quinta/sesta posizione, corro verso la zona cambio e monto in bici. Della frazione di bici posso raccontare con assoluta certezza, e questo per tutte e cinque le tappe, che faccio i primi due o tre chilometri da solo, al terzo chilometro mi supera il turbocompresso Barbieri, al quarto arriva il veneto volante Zinato, al quinto l’ elbano Simone Scelza col quale siamo diventati amici, verso metà gara arriva Mosè, poi Roberto che mi chiede se ho visto Moser, fino a che arrivano Vega, Chané e un altro ragazzo che va piano in discesa e allora mi attacco a loro che mi scortano senza più indugi in zona cambio.
La corsa mi soddisfa e taglio il traguardo sano e felice, e incurante della posizione in classifica, con una certa nonchalance, mangio tre primi del pasta party.
Il giorno dopo siamo di scena a Portoferraio: zona cambio allestita nel centro storico, nuoto dentro il porto, pronti via senza riscaldarsi, bici passando dalla Spiaggia delle Ghiaie andiamo due volte in direzione Enfola e Viticcio, corsa in su e giù per il paese. Tutto scorre senza particolari di rilievo, nonostante sia una bella gara sotto tutti i punti di vista. Unica nota stonata un acquazzone al termine della gara che ha inzuppato l’ amico Gherardo Mercati il quale essendo categoria MX (86 anni) si è fatto gli ultimi cinquecento metri di gara passeggiando e corricchiando sotto le tende dei negozi della Calata sul porto ed è come sempre arrivato tra gli applausi e l’ ammirazione di tutti i presenti.
Ultima tappa, la più dura, presso il quartiere generale dell’ organizzazione, ovvero la spiaggia di Pareti di Capoliveri.
Qui ci si giocano le ultime chance per raggiungere gli obbiettivi prefissati e delineare le posizioni della classifica generale ma è un terno al lotto, poiché la salita che dalla spiaggia dell’ Innamorata porta sulla strada litoranea, da percorrere due volte, non perdona e a questo giro anche i tre giri di corsa presentano il conto agli atleti che ormai stanno raschiando il barile delle energie.
Diciamo che lo svolgimento della gara vede la conferma dei valori espressi durante i cinque giorni, in ogni categoria sia maschile che femminile, con qualche prestazione di rilievo ed altre un po’ sottotono, ma tutto sommato nella norma.

Alla fine del tour ti rimane addosso per diverse ore tutto ciò che di positivo hai vissuto, le emozioni che hai provato, i sorrisi e la cordialità degli altri concorrenti, la bellezza della natura che ci ha ospitato, il bene degli amici, l’ entusiasmo di riprovarci l’ anno seguente, il senso di appartenenza ad uno sport che sostanzialmente è uno stile di vita, la soddisfazione di aver indossato i colori della tua squadra e per il sottoscritto l’ emozione di avere avuto accanto a me, per la prima volta, una tifosa d’eccezione che ad ogni uscita dall’ acqua, ad ogni passaggio in bici o a corsa e ad ogni transito in zona cambio, con la sua voce ormai di ragazza grande mi ha urlato: “forza babbo, dai che ce la fai.”
Il mio Iron Tour Road del 2025 l’ ho vissuto e l’ ho vinto così, insieme a lei.

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